La danza come momento festivo

di Massimiliano Raso

 

“Una festa magnifica, tutta ombra, sogno, chimera, finzione, metafora e allegoria”. Non capiremo mai la meraviglia, lo stupore, il fasto che evoca una festa rinascimentale intrisa di balli, di canti, di musiche, in cui nulla era affidato al caso, con una regia e progettazione perfetta, con il contributo di architetti, pittori, poeti, ballerini. Anche se è ancora largamente diffusa l’idea di una Parigi capitale della danza, va riconosciuto, altresì, come l’Italia sia stata il vero e proprio motore coreutico nella storia del balletto. L’origine della danza, quale disciplina artistica, risale al Rinascimento italiano: la nascita della figura del maestro di ballo, la comparsa dei primi trattati in materia, il fiorire di balli all’interno del momento festivo, presupposti che affondano nella storia d’Italia. I nuovi ideali rinascimentali trovano in tutte le forme dell’arte la rivalutazione della personalità umana che si sostanzia all'origine delle corti signorili italiane, luoghi del potere in cui si definisce un nuovo linguaggio coreico fatto di regole, passi, musiche. Centro dell’eleganza, della cultura e dell’arte, la Corte offre numerose occasioni di spettacolo della propria sontuosità: il banchetto, per esempio, prevede preparazioni scenografiche, composizioni culinarie artistiche che unisce il gusto dello spettacolo alla musica e alla tavola. In questo nuovo scenario, la danza assume un ruolo pubblico e un uso più aggiornato del suo splendore. Durante le feste si danza per offrire agli spettatori un evento celebrativo, o semplicemente per il piacere personale di ballare. I Signori più potenti, del resto, fanno a gara nell’ostentare spettacoli d’intrattenimento coreico, pantomimico, arricchito da canti e dall’accompagnamento musicale con l’utilizzo di percussioni, di strumenti ad arco, a corda e a fiato. Il tema a cui si ispirano le feste, nella maggior parte dei casi, sono vicende storiche: la “danza di Salomè”, che ebbe molta fortuna in epoca medievale, la “danza delle mani”, di derivazione orientale caratterizzata da gesti complicati delle dita, la “danza del giocoliere”. Tra le città italiane coinvolte nell’elaborazione della danza, in questa prima fase rinascimentale, Firenze propone una grande varietà di momenti festivi grazie ad una intensa vita di Corte. Tra le altre feste, il Carnevale risulta essere un cerimoniale cortese-cavalleresco sfarzoso; balli con suggestivi allestimenti richiamano il prestigio sociale ed economico delle potenti famiglie aristocratiche. Sono i luoghi delle “feste del ballare”, in cui centinaia di uomini e donne hanno la possibilità di confrontarsi nell’ampio spazio scenico, ed ai migliori ballerini offrire regali e colazioni. Oltre ai balli per specifiche occasioni, alcune danze prevedono un repertorio di grande spettacolarità con nomi autonomi come la bassadanza, la piva, il brando. L’arte coreica, pertanto, trova nelle corti il luogo visibile della propria festa, anche se regolata da protocolli e manipolata dalla élite nobiliare. Nel tempo, quindi, la danza si avvia a diventare una forma di divertimento sociale sempre più specializzata. La cultura dello spettacolo, infatti, conosce uno sviluppo senza precedenti, favorendo le compagnie professioniste di Comici dell’Arte e le attività impresarie vicine agli ambienti teatrali. Anche grazie all’affermazione del melodramma in Italia, che divenne in breve tempo la forma di intrattenimento maggiormente apprezzata dal pubblico, si gettano le basi di una nuova caratterizzante era dell’estetica barocca in cui i danzatori saranno dotati di alta preparazione tecnica, sostituendo totalmente la categoria degli amatori.

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