Pizzica, un rituale divenuto ballo

di Massimiliano raso

Il filosofo tedesco Kircher scrive: “alcuni corrono, altri ridono, altri piangono, altri dormono o soffrono d'insonnia, (…) tutti sono presi da frenesia, sono furiosi, sembrano impazziti”. Ancora oggi l’espressione utilizzata per indicare lo stato di agitazione causato dal morso del famigerato ragno Lycosa tarentula è la frase: "Ti ha morso la tarantola?". Per guarire da tale male l’unica cura possibile, miracolosa, sarebbe quella di affidarsi a due tamburelli e ad uno scatenato ballo. Sarà tutto vero? Osserva il Kircher nel suo “Magnes, sive de arte magnetica” come la composizione musicale avrebbe importanti “effetti terapeutici” e che: “resta la sola musica come medicina del mio veleno”. Ma dove inizia questa lunga tradizione intrisa di ubriacature, atti orgiastici e feste danzanti? Bisogna riportare il tempo indietro di millenni, quando le coste della Magna Grecia del Sud Italia diventano il cuore pulsante dei riti dionisiaci, tipicamente segnati dall’esaltazione, dall’ebbrezza, dall’eccitazione. E del resto per i pitagorici questi erano luoghi da considerarsi come una sorta di patria elettiva, dove sperimentare soprattutto la purificazione a mezzo musica, canto e danza. Protagoniste indiscusse di queste manifestazioni rituali, le baccanti sono donne che celebrano la vita danzando, invasate si abbandonano alla danza, con i capelli spettinati e inghirlandati di edera, suonano il flauto o battono un tamburello. Dioniso rappresenta nella cultura greca la forza vitale del mondo vegetale e animale e chi lo venera ne acquista una condizione simile alla ubriacatura da vino, motivo per cui viene associato all’ebbrezza. Le danze rituali, ad ogni modo, possono essere ricondotte alla Magna Grecia dal mito di Arakne la cui mitologia narra di una giovane donna trasformata in un ragno i cui elementi caratteristici troverebbero riscontro nel tarantismo, un fenomeno storico e religioso dell'Italia meridionale: la trasformazione della donna in ragno, la sfida con il divino, la condizione femminile. Il Tarantismo è una manifestazione eterogenea che trae origine sin da quando compare nel trattato Sertum Papale de venenis del XIV secolo e che contiene il capitolo De morsu tarantulae in cui si menziona il tarantismo come sindrome da avvelenamento dovuta al morso di un animale. Va dato atto all'etnologo Ernesto de Martino, in età contemporanea, aver provato a fare chiarezza attraverso la sua indagine sugli eventi, sulle persone a lui contemporanee, in merito alle tradizioni e i riti di un passato che ancora convive nel presente fra i paesi della Puglia. Si evince che, ad alcuni sporadici casi di reale morso della taranta, corrisponde una netta maggioranza di casi in cui il morso diventa un pretesto per risolvere traumi, frustrazioni, conflitti familiari e vicende personali. Dimostra come le pratiche rituali abbiano la funzione di scongiurare le ansie di un’esistenza segnata dalla povertà e dall’emarginazione (Clara Gallini). Se la pizzica ha attinenze con il tarantismo, se un ballo può nascere da fenomeni paranormali, se il famigerato ragno centri o meno, forse non lo sapremo con certezza. Di fatto nel museo del Hermitage di San Pietroburgo c’è un cratere greco prodotto in Attica nel IV secolo a.C., è un vaso in cui le immagini mostrano l’armonia cosmica simboleggiata da un tamburello. Con il tempo, comunque, la pizzica ha trovato una sua autonomia come tipo di danza e genere musicale mentre il tarantismo è andato estinguendosi a causa dei mutamenti nei costumi della società. La pizzica, rigenerandosi e trasformandosi, viene riconsiderata in contesti differenti e con significati nuovi, un esempio di "revival folklorico" come ha sottolineato l'antropologo Tullio Seppilli.

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